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Primo piano di Gio Ponti

I Grandi Maestri | Gio Ponti

Gio Ponti (autoritratto)

“Perché la vita sia grande e piena occorre metterci il passato e l’avvenire” Gio Ponti

Giovanni Ponti, conosciuto come Gio Ponti, nasce a Milano il 18 novembre 1891. Durante la Prima Guerra mondiale, con il grado di Capitano, presta servizio nel Genio Pontieri. Nel 1921 si laurea presso il Politecnico di Milano. Nel 1928 fonda la rivista Domus con l’Editore Gianni Mazzocchi. In breve tempo rientra fra le più importanti pubblicazioni dedicate al tema dell’abitare contemporaneo. Primo direttore artistico della Fontana Arte. Dal 1936 al 1961 è docente di ruolo alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, dove introduce la disciplina Architettura degli interni. Considerato “ultimo architetto umanista”, tra i più grandi architetti e designer del novecento, la sua opera spazia dalla progettazione di edifici all’allestimento di interni, dalla pittura alla progettazione di oggetti, mobili e elementi di arredo. Si muove liberamente fra le varie discipline, annullandone così le barriere. Pilastro fondamentale nel dibattito architettonico, crede che l’Architettura possa migliorare la vita e il comportamento culturale e sociale degli uomini. Ci ha lasciato, con le sue scritture, uno dei più cospicui reperti stilistici, dove spicca la sapienza costruttiva da un lato sempre più moderna e dall’altro una continuità di una tradizione classica rivisitata attraverso il filtro delle avanguardie.

“La sua casa ospitava sempre personaggi famosi, dagli Eames ai Wirkkala, da Rudofsky ad Arata Isozaki, da George Nelson a Saul Steinberg e Alvar Alto ecc.; mentre al suo studio passavano Nervi, Arne Jacobsen, Louis Kahn, Coderch ecc. Di Gio Ponti mi ha sempre impressionato la sua genialità, la sua cortesia, il suo carattere risoluto e amabile, la sua pazienza, la sua fantasia e la sua versatilità in tutti i campi, dalle opere di architettura a quelle di design, dai disegni dipinti alle immagini delle ceramiche, degli smalti, dei tessuti, dalle forme ironiche ai colori, ai vetri. Un Gio Ponti appassionato al suo mestiere e consapevole delle sue possibilità artistiche, un paladino dell’architettura italiana e una pietra miliare di tutta l’arte italiana del Novecento.” Anna Querci (1)

Foto di gruppo dei soci ADI in visita alla Fiat(1958 – Torino – Alcuni soci dell’ADI in visita alla Fiat – Photo courtesy: Libro “L’Italia del Design” )

Negli anni Trenta, cambiano rotta numerose aziende dall’origine artigianale, coinvolgono nella progettazione della produzione architetti e artisti: la Richard Ginori si rivolge all’architetto Ponti, la Ceramica di Laveno chiama l’architetto Guido Andlovitz, la Breda affida gli interni dei treni a Ponti e a Pagano. “Un linguaggio “nuovo” dando precisa dimensione culturale e formale alla produzione industriale italiana”. (2) Conferma ne è l’impatto suscitato dalle prime opere per l’azienda di ceramiche di Sesto Fiorentino, presentate alla Biennale di Arti Decorative di Monza, sulle riviste internazionali e, nel 1925, premiato con il Grand Prix alla parigina Exposition des Arts Decoratifs. La capacità di guardare e reinventare oggetti domestici in una più evoluta concezione d’uso e di forma, l’abilità di progettare partendo dalla tradizione artigianale. Il suo operato e la sua influenza in alcune realtà industriali italiane mettono in atto l’unione tra industria e arte da cui emergerà una nuova figura: il designer, un connubio tra artista e progettista.
“Una voglia di luce, di pareti che riflettono una luce screziata iridescente, che vibrino nell’intero arco del giorno e della notte nella luce. La luce candida è la conclusione (newtoniana!) della sua pluridecennale passione e predicazione per i colori nell’architettura.” Luigi Moretti (3)

Alcune delle lampade, da lui progettate sono diventate icone del design: ha collaborato con Fontana Arte (dal 1931), con Lumen (1940), con Venini (1946), con Greco (1951), con Arredoluce (1957), con Lumi (1960), con iGuzzini (1967) e con Artemide (1969).

  • 1931 – Lampada a sospensione “0024” per Fontana Arte – Gio Ponti

Dettaglio della lampada 0024 per Fontana Arte(1931 – Lampada a sospensione “0024” per Fontata Arte – Gio Ponti – Photo courtesy: Catalogo Fontana Arte. I Classici )

  • 1931 – Lampada da tavolo “Bilia” per Fontana Arte – Gio Ponti

La lampada Billia per Fontana Arte progettata da Gio Ponti
(1931 – Lampada da tavolo “Bilia” per Fontata Arte – Gio Ponti – Photo courtesy: Catalogo Fontana Arte. I Classici)

  • 1933 – Pali in cemento armato con globi di vetro opalino per i viali della Triennale di Milan.

Nel 1933 colloca sulla sommità della Torre Littoria a Parco Sempione a Milano un proiettore roteante. Nel 1936 Gio Ponti Illumina la Torre del Parco Sempione a Milano, in occasione della VI Triennale delle Arti decorative e industriali (AEM). Nel 1939 integra il progetto illuminotecnico al progetto architettonico di Palazzo Montecatini a Milano, in particolare questo rapporto emerge nell’atrio d’ingresso, una particolare attenzione alla luce elettrica negli uffici dove utilizza lampade a sospensione di Fontana Arte.

  • 1946 – Lampada a sospensione / applique “Gio Ponti 99.81” per Venini– Gio Ponti (lampada selezionata per il Quirinale Contemporaneo, installata nel Torrino)

La lampada a sospensione 99.81(1969 – Lampada a sospensione “Gio Ponti 99.81” per Venini – Gio Ponti – Photo courtesy: Giulia Chinello)

Gio Ponti, nel 1949 riprende nelle sue mani Domus, adeguandosi ai tempi, inizia la pubblicazione di una rubrica dedicata al disegno industriale, in particolare una selezione di oggetti inglesi e americani.

Luce e Architettura

Nel 1950 progetta “soffitti illuminati” per Conte Biancamano. “Dalla IX alla X Triennale” in Domus Dicembre 1951, Ponti riafferma due postulati di base “Riconoscere come uno di problemi più vivi ed attuali il nuovo rapporto di collaborazione determinatosi tra il mondo dell’arte e quello della produzione industriale” e “Riaffermare il rapporto unitario fra architettura, pittura e scultura”. (4) Concetti che ritroviamo nei suoi progetti. Nel 1952 per la sala delle feste dell’Andrea Doria, Moto Nave, progetta un soffitto luminoso e illuminante.

  • 1954 – Lampada da tavolo “Lumi” per Lumi – Gio Ponti

L’attenzione per l’aspetto illuminotecnico integrato alla parte architettonica, si manifesta nei suoi progetti come l’utilizzo dei tubi fluorescenti per l’illuminazione di Villa Planchart a Caracas, nel 1955, evidenziando i “piani sospesi”. Predilige l’architettura d’interni, protagonista per la divulgazione di una nuova cultura dell’abitare. Nello stesso anno progetta uno degli edifici simbolo della città, il Grattacielo Pirelli, edificio che cambia lo skyline della Milano del dopoguerra, primo grattacielo a superare in altezza la Madonnina del Duomo di Milano.
Nel 1954 Gio Ponti è tra i membri della giuria della prima edizione del Compasso d’Oro. Nel 1955 un piccolo gruppo di architetti, incoraggiati soprattutto da Ponti, e due industriali particolarmente attenti alla progettazione dell’oggetto, iniziarono a incontrarsi per dar vita a un “movimento” dei “disegnatori industriali”, la fondazione dell’ADI. “Noi non abbiamo ricchezze di materie prime, abbiamo dalla storia e dalla vocazione una buona materia prima cerebrale. (…) Questo è stato un successo di un modo italiano di vedere le cose esclusivamente secondo essenzialità e purezza, contro chi le considera assecondamenti dei gusti dei compratori, interessi che non hanno nulla a che vedere con ogni considerazione di valore estetico” Gio Ponti, nel 1956, in occasione del conferimento del Gran Premio Nazionale del Compasso d’Oro (1)

  • 1967 – Lampada da tavolo “Pirellina” per Fontana Arte – Gio Ponti

Dettaglio della lampada Pirellina(1967 – Lampada da tavolo “Pirellina” per Fontata Arte – Gio Ponti – Photo courtesy: Catalogo Fontana Arte. Luce)

  • 1957 – Lampada a parete “Quadro di luce” per Arredoluce – Gio Ponti

Questa lampada, “Quadro di Luce”, realizzata con metallo smaltato e ottone, è stata utilizzata per la sede degli Uffici Alitalia a New York, Fifth Avenue.

  • 1967 – Lampada da tavolo “Coup de vent” per Fontana Arte – Gio Ponti
  • 1969 – Lampada da tavolo “Fato“ per Artemide – Gio Ponti

Nel 1969 Domus supera i quarant’anni, Gio Ponti nel numero 470 gennaio 1969 scrive: “ Il merito non è nostro ma di tutte le meravigliose persone che amiamo, che ci amano, vicine, vicinissime, lontane, lontanissime, la cui esistenza ci ispira e la cui attenzione ci incoraggia, e per le quali continuiamo a credere all’avvenire creativo dell’uomo, e a parteggiare per l’immaginazione.”

45 Anni di Domus

  • 1973 – Francia – Parigi – Museo del Louvre – “45 Anni di Domus”

L'ingresso della mostra 45 anni di Domus(1973 – Francia – Parigi – Museo del Louvre – “45 Anni di Domus” – Photo courtesy: Piero Castiglioni)

Nell’archivio dello Studio Castiglioni, troviamo Domus numero 525 agosto 1973. Alla pagina 27 troviamo un articolo di Gio Ponti: “I 45 Anni di Domus a Parigi”. Questo titolo compare anche nella sezione “Exhibition” dei progetti dell’Architetto Castiglioni. Insieme al padre Livio ha progettato la parte audiovisivi e l’illuminazione generale della mostra. Per Parigi, Livio ha voluto intervenire con la luce, riprendendo la linea “tecnologica basilare” e realizzare l’insegna di Domus sulla volta del vestibolo d’ingresso rispettando le strutture architettoniche senza dover fissare armature, portalampade, ecc. Il problema l’ha risolto con nuove lampadine alogene (da 35W/6 volt) a fascio molto concentrato. Non ha voluto usare neppure la vecchia lanterna magica (che è poi il moderno proiettore di slides). “Il mio strumento – dice Castiglioni – costa poco e durerà sino a tutto settembre: mattino, pomeriggio, e sera … esclusi i lunedì.”
Ponti, nelle prime righe dell’articolo scrive: “Pubblico che, a quanto si è potuto osservare fin dai primi giorni, si è rivelato composto per la maggior parte da studenti. (…) L’interesse degli studenti è ciò che soprattutto ci ha consolato dalla grande fatica.”
“Mentre all’inizio Domus era comprata da chi voleva rinnovare e modernizzare il proprio ambiente, la casa, oggi la proliferazione di riviste di arredamento ha cambiato le cose, e si compra Domus non tanto per scegliere questo o quel tipo di lampada, sedia, tavolo, quanto per impossessarsi di un “pacco” globale di informazioni al livello di diversi linguaggi visuali.”

Gio Ponti ai 45 anni di Domus nel Museo del Louvre(1973 – Francia – Parigi – Museo del Louvre – “45 Anni di Domus” – Gio Ponti – Photo courtesy: Piero Castiglioni)

Figura Poliedrica

Gio Ponti, figura poliedrica, affianca alla progettazione, alla direzione della rivista Domus, alle sue molteplici attività (pittura, scultura, …), l’insegnamento. In un articolo scritto per la rivista Architetti del 1952 tratta il tema “Il problema delle scuole d’architettura”. Interessante la visione del mondo accademico di Ponti. Innanzitutto sottolinea un concetto, ribadito anche da Vico Magistretti e da Piero Castiglioni: lo studio non finisce mai, deve continuare ininterrottamente, con grande curiosità, “Le facoltà di architettura devono quindi divenire l’organismo stesso per l’aggiornamento continuo degli architetti medesimi.” Gio Ponti inoltre sottolinea come le maestranze, le industrie, gli amministratori pubblici, debbano essere “preparati all’architettura” tramite dei corsi di aggiornamento culturale organizzati dalle stesse facoltà di architettura. Propone una facoltà di architettura con un insegnamento aperto, non coinvolgendo solo i docenti di ruolo eccellenti, ma con una programmazione annuale che coinvolga grandi architetti moderni, professionisti e specialisti di valore. Se ci pensiamo è l’atteggiamento assunto da Ernesto Gismondi, che ha selezionato come progettisti per le sue lampade, architetti e designer milanesi, italiani ma anche internazionali. D’avanguardia il pensiero di Ponti sulla trasformazione dell’architettura:
“Questa architettura non dovrà avere “uno stile” ma, e ciò stesso sarà un insegnamento, porrà a se stessa solo i termini della esclusiva funzionalità dell’insegnamento; e sarà pensata adattabile a tutti gli sviluppi. Sarà nella forma e nello spirito il contrario di un’accademia. Auspica una scuola visuale, continuamente rinnovata e con attrezzature per la fotografia, per la modellistica, indispensabile per la progettazione moderna, per l’illuminazione, qui emerge la sua sensibilità verso questa tecnica, poiché specifica la necessità, l’esigenza di procedere con un progetto che valuti sia l’aspetto diurno che notturno dell’edificio. (5)

Architettura diurna e notturna

Studio del grattacielo Pirelli per l'illuminazione(1956 – Milano – Grattacielo Pirelli – Gio Ponti – Studio Valtolina-dell’Orto – Arturo Danusso – Pierluigi Nervi – Photo courtesy: Libro “28/78 Architettura” )

Questo aspetto è trattato anche nel capitolo “Antiche architetture di notte” del libro “Amate l’Architettura” scritto nel 1957 da Gio Ponti: “In questi notturni colloqui fra pietre e luce lunare, l’Architettura ritorna nel quadro delle silenti cose della natura scompaiono le insegne e tutto ciò che riguarda gli umani (…) Rimane il canto solenne estatico delle pietre, “notturno”, architettonico, ed il gioco arcano delle ombre sulle superfici”.
L’architettura per virtù dell’elettricità dà vita a un nuovo scenario notturno, nuovi aspetti, nuovi volumi nello spazio, “spazialità luminose” e “apparenze luminose”. L’illuminazione viene definita da Ponti un elemento costitutivo dell’architettura. L’elettricità, con gli ascensori, ha fatto crescere in altezza gli edifici, con i telefoni e la radio, mette in contatto tutte le abitazioni, trasformando così l’architettura. La luce ha portato un’evoluzione, ha mutato i modi di abitare, di vivere la città, modificandone l’aspetto notturno. La luce, un tempo sottoforma di fiamma, tenuta isolata per evitare incendi, ora “corre” dove vogliamo, attraverso soffitti luminosi, luci indirette, fari che illuminano i prospetti. La luce simula forme, annulla certe percezioni di distanza e dimensione poiché priva di profondità, annulla e trasforma pesi, sostanza, volumi,modificandone la percezione. (6) Un altro aspetto rilevante del pensiero di Ponti è la rottura fra spazio interno e spazio esterno. Afferma “Da noi l’architettura di fuori penetra nell’intero”, sostiene che lo spazio abitativo non è una composizione di scatole chiuse, ma costruito con spazi che si compenetrano, che dialogano tra loro. Questo concetto, che annulla il confine tra interno ed esterno, lo ritroviamo nel progetto della quarta torre di City Life dello studio Bjarke Ingels Architect.

Bibliografia:
(1) “L’Italia del design”, Alfonso Grassi e Anty Pansera, 1986, Marietti Editore, Casale Monferrato
(2) “Gio Ponti designer”, Laura Giraldi, 2007, Alinea Editrice s.r.l, Firenze
(3) 28/78 Architettura, by editoriale Domus, Milano, printed in Italy 1979
(4) “Storia e cronaca della Triennale”, Anty Pansera, 1978, Longanesi & C., Milano
(5) “Architetti”, Direttore Rivista Giacomo Piccardi, 1952, Editrice Architetti, Firenze
(6) “Amate l’Architettura”, Gio Ponti, Vitali e Ghianda, 1957, Genova

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Questa sezione è dedicata al design e alla storia dell'architettura. Cercheremo con l'analisi storica di capire i bisogni attuali e quali saranno gli obiettivi futuri. Inoltre parleremo dei concorsi, le porte di accesso al mercato del lavoro, delle associazioni di settore e dell'indotto reale dietro le multinazionali produttrici di lampade.

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