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Un primo piano di Alessandro Mendini

I Grandi Maestri | Alessandro Mendini

 Alessandro Mendini  (autoritratto)

“Potrei evitare di progettare per realizzare ma non di pensare, scrivere, né disegnare … Un’intervista, un disegno, una piccola mostra, possono raccontare di me più di un grande progetto ”  Alessandro Mendini

Al contrario di altri Architetti e Designer è stato prima un teorico e poi un progettista. Dal 1970 al 1976 ha diretto “Casabella”. Rilancia in modo innovativo la rivista, si avvicina alle istanze degli studenti e ai nuovi orientamenti del progetto radical (un movimento chi in Italia si è caratterizzato per la voluta prevaricazione del contenuto rispetto alla forma, dall’ideologia rispetto all’immagine). (1) nel 1977 fonda “Modo” una rivista di architettura, design e tutto quanto è connesso con il mondo del progetto e del prodotto. Nel 1980 dirige Domus, fino al 1985. Collabora con Alchimia, realizza mostre e performance. Alchimia nasce a Milano nel 1976 dall’unione di un gruppo di non-architetti. Il gruppo entra in contatto con gli esponenti dell’ex radical design e nel 1979  nasce la collezione di mobili Bauhaus I e nel 1980 Bauhaus II. Gli autori di queste collezioni sono Andrea Branzi, Riccardo Dalisi, Paola Navone, Ettore Sottsass, Franco Raggi, Michele De Lucchi, Alessandro Mendini, il gruppo Ufo, Trix e Robert Haussmann. Considerato come uno dei gruppi d’avanguardia più importanti del decennio Ottanta, nel 1981 vince il Compasso d’Oro. Dall’esperienza di questo gruppo nel 1988 nasce l’Atelier Mendini. (2)

  • 1978 – Poltrona “Proust” per Alchimia – Alessandro Mendini – Prospero Rasulo

Poltrona Proust, un progetto di Alessandro Mendini(1978 – Poltrona “Proust” per Alchimia – Alessandro Mendini – Prospero Rasulo – Photo courtesy: Pinterest)

Coordina la sezione tematica dedicata al “Banaldesign” al Forum Design di Linz nel 1980. Alessandro Mendini, ha ottenuto il Compasso d’Oro alla carriera nel 2014, ed è Cavaliere della Repubblica francese.

Gruppi di lavoro

Nella sezione “Gruppi di lavoro” sul sito Atelier Mendini troviamo:

  • 1989-1994 – Olanda – Groningen – Groninger Museum

Vista d'insieme del museo Groninger di notte(1989-1994 – Olanda – Groningen – Groninger Museum – Photo courtesy: Piero Castiglioni)

Il team di questo progetto è composta da: Alessandro Mendini, Francesco Mendini, Alchimia-Giorgio Gregori, B.V. Harlem, Piero Castiglioni, Coop-Himmelblau, Michele De Lucchi, Piero Gaeta, Alex Mocika, Philippe Starck, Frank Stella, Team 4 Architetti, Otto Wassenaar, Gerda Vossaert.

Piero Castiglioni appare anche nel gruppo di lavoro per “Mobile Infinito” (1981). Mentre nel 1999 collabora con l’Atelier Mendini per il progetto “Quartiere Maghetti” a Lugano. In questi progetti l’architetto della luce ha sviluppato la parte di progettazione illuminotecnica.

Gli interni del museo Groninger con i suoi colori sfarzosi(1989-1994 – Olanda – Groningen – Groninger Museum – Interno – Photo courtesy: Piero Castiglioni)

Il ricordo di Livio Castiglioni

“Lavorava in modo diverso dagli altri e cioè solo con materiali privi di fisicità: realizzava ambienti con i suoni, le luci, i colori, l’elettricità. Ai miei occhi, un vero miracolo. Per me era ed è un originalissimo mago capace di progettare superando il peso della materia”. (3) Alessandro Mendini

Luce e Design

Illuminazione Design: la luce come elemento di design. “Questa lampada è formata da tre cerchi. Quello più in basso costituisce la base, quello intermedio lo snodo, e quello in alto contiene la corona luminosa con i led. La forma del cerchio è primaria e perfetta, così come perfetto è il numero tre (trinità). Questa situazione spaziale ha una meccanica che permette alla luce di posizionarsi e rivolgersi in qualsiasi direzione. Il disco illuminante è come una aureola, un circolo magico non solo funzionale, ma anche di notevole suggestione. I vari colori sono stati scelti al fine di permeare di espressività questo oggetto di alta tecnologia e perfettamente ergonomico, nel tentativo di unire fantasia, tecnologia e precisione ottica in una sintesi poetica. Usando questa lampada nell’oscurità, si avrà la sensazione di avere accanto a sé un giocoso oggetto non solo utile, ma anche un piccolo amico protettivo e magico, simile a un allegro robot, un Amuleto portafortuna”. (4) Alessandro Mendini

  • 2012 – Lampada da tavolo “Amuleto” per Ramun – Alessandro Mendini

Lampada Amuleto per Ramun

(2012 – Lampada da tavolo “Amuleto” per Ramun – Alessandro Mendini – Photo courtesy: Pinterest)

  • 1993 – Collezione “Galassia” per Venini – Alessandro Mendini
  • 1988 – Lampada da terra “Milo” per Segno – Alessandro Mendini

Lampada da terra rossa e nera(1988 – Lampada da terra “Milo” per Segno – Alessandro Mendini – Photo courtesy: Pinterest)

Lampada adottata al Groninger Museum. Forse un riferimento formale al Luminator, che ha ispirato in senso lato l’intera tipologia, ripresa anche la Mendini, ma questa volta a luce diffusa, con calotta in vetro opalino, anche con mascherina orientabile, che ricorda la “testa” presente nei primi disegni del manichino-luminator di Baldessari. (5)

Nel libro “Atelier Mendini” c’è una raccolta di articoli, selezionati dalla Signora, che hanno come protagonista Alessandro Mendini.  Tra questi un’intervista di Francesca Pagnoncelli fatta al maestro e pubblicata sulla rivista Code N°4/08 a pagina 34.

“Dal cucchiaio alla città”. È un principio progettuale che può avere un significato ancora oggi?

È una bellissima frase di Rogers che indica un modo di procedere e progettare legato al desideri odi perfezione oggi impossibile da seguire. L’estrema complessità dei fattori in causa quando si progetta non può più condurre verso la sintesi delle arti. L’oggi è schizofrenico, ma questo non è un male. La realtà si presenta sotto forma di spezzoni staccati come scenari di commedie diverse, accostati nel magazzino di un teatro. (…) Il mondo contemporaneo è un magma caotico, una sorta di patch-work, ed è in questa dissonanza che si celano e si trovano emozioni. Bisogna accettare le tante e complesse variabili in gioco e lavorare con delle contraddizioni.

Durante la sua lunga vita creativa cosa è cambiato e cosa è rimasto invariato dalla sua poetica progettuale?

Quello che è costante nel mio lavoro è la ricerca poetica espressa tramite linguaggi visivi; il tentativo che i miei oggetti entrino in contatto psicologico con chi li guida o li usa. Quello che cambia sono gli alfabeti figurativi: nuovi materiali, tecnologie, soprattutto nuove sensibilità. È un lavoro basato sulla psicanalisi, sulla ricerca e il rifermento a forme espressive arcaiche: l’Egitto, il Medioevo, certe espressioni delle epoche barocca e rococò, alcune avanguardie di inizio Novecento, sono periodi caratterizzati dall’enfasi dell’uso del pensiero. Io sono molto mentale e metodico, sensitivo, vivo di istinto e di pensiero, lavoro studiando e leggendo, non uso il computer, ma la matita. (…)

Quale risultato le piace ottenere dal suo fare? Quando ritiene che un’opera possa essere considerata ben fatta?

Un’opera va fatta con attenzione, cura e responsabilità. Penso di ottenere un risultato quando vedo che un oggetto fa pensare, suscita un ricordo, un uso rituale e addirittura una contemplazione. Armonia, bello, sono obiettivi da perseguire con l’attenzione poetica verso le cose, le persone. La frase “Il senso va creato nella progressiva ipotesi utopica di raggiungere una sintesi impossibile” che compare nella homepage del nostro sito, riassume  il senso del mio lavoro: è l’eterna tensione, la capacità di muoversi nella selva oscura, l’attività nel labirinto. È il mio modo di essere che si riflette in quello che faccio.

Bibliografia:
(1) Anty Pansera, Dizionario del design italiano, Milano, 1995, Cantini Editori
(2) Anty Pansera, Dizionario del design italiano, Milano, 1995, Cantini Editori
(3) Courtesy Chiara Baldacci – Pubblicato su Flare – Architectural Lighting Magazine – n°22 – DICEMBRE 1999 – pag. 87
(4) http://www.ramun.com/ita/products/amuleto.html?sn=1
(5) Alberto Bassi, La luce italiana, Milano, Electa

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Questa sezione è dedicata al design e alla storia dell'architettura. Cercheremo con l'analisi storica di capire i bisogni attuali e quali saranno gli obiettivi futuri. Inoltre parleremo dei concorsi, le porte di accesso al mercato del lavoro, delle associazioni di settore e dell'indotto reale dietro le multinazionali produttrici di lampade.

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